giovedì 10 settembre 2015

Fabrizia Vallo





Nobili assenze

progetto fotografico e sua realizzazione Fabrizia Vallo




Nobili Assenze. Fabrizia Vallo



Premessa
Questa storia nasce dentro di me costruita in un' infanzia un po' selvatica per boschi, strade e il fiume che mi è scorso accanto e dentro.
Si snoda nei racconti di mia madre che le storie le sapeva raccontare. Così il suo passato si è mischiato al mio allargando ed integrando immagini in un tempo dai confini elastici e poi Fratel Silvano che ha chiarito con la Storia le lacune che la mia fantasia aveva riempito.
Infine un libro che mi è giunto da lontano e che il fato ha posto nelle mie mani.

Ricordi sparsi di mia madre e Fratel Silvano
Le contessine nei giorni d'estate si aggiravano nel parco nei loro vestitini candidi. Che gioia rubare l'immagine di una vita lontana dalle toppe, troppe volte ricucite e dalla pelle scottata dal sole. La loro pelle era candida, sembravano fatte di latte di Luna. Leggere, pulite ed eleganti. Era come tuffare la testa in un libro che narra di luoghi incantati alla fine del mondo mentre questo era lì, alla fine della via, oltre il muro di cinta così ben congegnato per allontanare ma che nel tempo aveva concesso numerose brecce da cui si poteva spiare, col fiato sospeso, lo svolgersi di ore “diverse” scandite da piccoli piaceri: le merende, i giochi ed il tempo per goderseli.

Una sera di tempesta il conte rientrava in villa nella sua luccicante carrozza; l'Adige era al colmo e la corrente impazzita, fu un secondo, una distrazione, la carrozza che sbanda.. e di lui non rimase che un cilindro ritrovato il giorno seguente sulla riva.


Vedi quei tre platani, quelli giganti su cui i ragazzi incidono le loro iniziali: sono posti così a ricordar un punto, quello in cui fu sepolto un conte.
Bene, meglio non andarci la sera.

Arrivò poi la grande guerra: i tedeschi che invadendo la villa le rubarono anima e poesia ed infine la gente, piena di rabbia e di fame, che la invase rubando ogni piccola traccia di passato, non c'era una sola famiglia nei dintorni che non possedesse anche solo un oggetto strappato a quel luogo tenendolo come trofeo o rivendendolo per un po' di cibo.

Il mio ricordo
Le mie estati da bambina: un bosco grande e carico di misteri, mi piace perdermi tra i vialetti che si snodano tra enormi alberi su cui è facile arrampicarsi per cogliere prospettive nuove; è buono l'odore del muschio e dei cespugli di bosso la sera. Quando arriva la notte devo correre a casa ma è così bella a quel punto la danza delle lucciole! Resto ancora un po'

Oggi
Questi luoghi rimangono ora a rimarcare un' assenza ma, se si resta con gli occhi aperti e la mente sgombra, capita ancora nelle sere d'estate di vedere una contessina di “latte di Luna” aggirarsi per il parco e giocare..

Fonti
Le notizie ufficiali si trovano in wikipedia alla voce Villa Buri in Verona.
Il libro che ho “trovato”narra la storia del conte Danese Buri che nell'anno 1816 fece trasportare via fiume da Parigi alberi pregiati per piantarli a formare un giardino all'inglese nella sua proprietà sita nei sobborghi di San Michele a Verona. Il libro è stato stampato nel 1817. Si tratta di un dizionario botanico con traduzioni dal dialetto veronese al latino e italiano.


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