martedì 30 giugno 2015

Marco Grazi


Marco Grazi nasce a Genova nel 1955.
L'amore per la fotografia nasce invece nel 1980, con l'acquisto della “sua” OM1 Olympus, e da quel momento, pur con alti e bassi, non si è più interrotto, rimanendo comunque sempre a livello amatoriale.
Dieci anni di viaggi e vacanze con borsone a tracolla, due corpi, quattro obiettivi, centinaia di diapositive, molti ricordi, qualcuno degno di essere condiviso.
La scoperta del bianco e nero, l'emozione dell'immagine che, nella vaschetta, appare gradatamente sulla carta, come per magia.
Un lungo periodo di stasi, il digitale avvicinato con diffidenza, e con apparecchi scadenti.
Finalmente una reflex digitale, l'approccio a Photoshop e Gimp.

Negli ultimi anni le sue opere hanno avuto spazio su siti web quali Premio Celeste e PhotoVogue.


La fotografia di Marco Grazi, anche se il “sentire” l'immagine è comunque del tutto arbitrario, nasce dai contrasti.
Muoversi nel suo mondo è tutt'altro che facile ma molto stimolante.
Le sue opere, quasi schizofreniche, evocano momenti di raccoglimento, di riflessione, di serena solitudine.
E' la celebrazione dell'assoluto silenzio anche in mezzo a centinaia di turisti giapponesi.
L'anima ha fatto la sua scelta e come un tacito accordo l'occhio tecnico e preciso cattura l'istante di una banale azione quotidiana, proprio nel momento in cui essa si trasforma, elevandosi in qualcosa che va oltre.
La presenza dell'acqua, molto forte nelle sue opere, anche quando si traveste in pioggia nascondendosi tra le fessure di un copertone di una bicicletta Rasta o silenziosamente culla colorate barche, riporta ogni cosa all'origine.
Ogni cosa così emerge come battezzata; il cane, la spiaggia, il ragazzo. Parole sentite pronunciare, come se fosse la prima volta, dalla bocca di un bambino che così facendo le mette al mondo.

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